Bitcoin come oro digitale? Perché anche le istituzioni iniziano a investire
Da sempre l’oro è stato considerato come un bene rifugio, sul quale puntare perché ritenuto un investimento a prova di crisi, anche nei momenti più difficili. Il Bitcoin, oggi come oggi, viene ritenuto da molti sostenitori come una valida alternativa al metallo prezioso: serve per proteggersi dalle incertezze del mondo della finanza e della geopolitica, tanto da definirli come oro digitale.
A livello finanziario, le guerre, il terrorismo e l’alta inflazione contribuiscono a generare un’elevata volatilità. In questo contesto il Bitcoin è visto come una sorta di ancora di salvezza, tanto che Larry Fink, a capo di BlackRock (uno dei più importanti asset manager del mondo), lo ritiene come un’ancora di stabilità.
Perché Bitcoin è chiamato oro digitale
Il Bitcoin, oggi come oggi, viene considerato come una riserva di valore, simile all’oro. Anche se nella realtà dei fatti è un investimento decisamente diverso, sempre più accessibile grazie a piattaforme regolamentate come Coinbase, che permettono di acquistarlo anche in modo ricorrente e con piccoli importi.
L’oro non è semplicemente un asset finanziario sul quale effettuare degli investimenti, ma è una vera e propria merce che viene scambiata sul mercato. Leggermente diversa è la situazione che contraddistingue il Bitcoin, che è esclusivamente un asset finanziario, ma non è una merce che viene scambiata sul mercato.
Quanto abbiamo descritto fino a questo momento è molto importante: sul mercato la domanda dell’oro è sempre presente. Le aziende continuano ad acquistarlo perché ne hanno bisogno come materia prima per le loro produzioni. Questo non accade per i Bitcoin: non esiste uno zoccolo duro di domanda, che sia sempre presente nel corso del tempo.
Le differenze tra Bitcoin ed oro
Tra l’altro è importante mettere in evidenza una differenza prettamente finanziaria. L’oro è considerato un asset risk-off per eccellenza e viene considerato un investimento con un grado di rischio molto basso. Il Bitcoin, invece, ha un valore volatile e viene considerato un risk-on. Per quanti hanno intenzione di effettuare un investimento questa è una differenza molto importante. Quello che accomuna Bitcoin e oro, ad ogni modo, è che entrambi gli asset possono essere utilizzati come moneta di scambio. Anche se l’oro da molti anni non viene più utilizzato come tale.
Ad ogni modo tra i due asset c’è una differenza sostanziale: se è vero che le monete che utilizziamo tutti i giorni – stiamo pensando ad euro, dollari e yuan, solo per fare degli esempi – possono essere immesse nel mercato in una quantità illimitata; per l’oro e i Bitcoin non è prevista la stessa possibilità.
Il metallo prezioso e la regina delle criptovalute hanno una fornitura limitata: i Bitcoin la hanno ancora più limitata rispetto a quella dell’oro. Coinbase offre un accesso sicuro e regolamentato per iniziare a investire in Bitcoin, anche con pochi euro.
Le istituzioni iniziano ad investire nelle criptovalute
L’importanza dei Bitcoin è stata certificata dagli investimenti che le istituzioni stanno effettuando in questa criptovaluta. Intesa Sanpaolo – una delle più importanti banche italiane – ha annunciato a gennaio il proprio ingresso in questo mondo. L’istituto bancario, ad inizio 2025, ha annunciato il primo trade proprio sui Bitcoin: il valore complessivo dell’operazione è stato pari ad un milione di dollari.
L’interesse degli investitori istituzionali nei confronti dei Bitcoin è importante: tanto da far in modo che l’asset acquisisse un tasso di deflazione pari ad un -2,33% (ricordiamo che il tasso di deflazione serve a misurare il calo dei prezzi dei beni e servizi in un’economia, ed è l’opposto dell’inflazione).
Stando a quanto riporta una recente analisi effettuata da Sygnum Bank, gli investitori istituzionali investono nei Bitcoin come riserva in caso di emergenza: l’intenzione è quella di competere con i governi locali per costruire dei portafogli che si basano proprio sui BTC.
Le proposte per creare delle riserve in Bitcoin coinvolgono gli stati statunitensi. Cina e Regno Unito, che detengono dei portafogli di grandi dimensioni, hanno ricevuto delle proposte per trasformare le loro riserve di Bitcoin confiscati in portafoglio nazionali con delle prospettive a lungo termine.
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